lunedì 1 aprile 2013

l'arte di strada va in galleria (a Bari vecchia)

    Untitled, wall drawing di 108 nella galleria Doppelgaenger


Un robusto Cerchio nero, uno Zero monumentale si staglia su una grande parete di Palazzo Verrone in Bari vecchia, lasciando una scia di tasselli a più colori. Il wall drawing è del giovane piemontese Guido Bisagni, in arte “108”, il nick name adottato quando esordiva come street artist. Una street art piuttosto anomala: perché dipingere sui muri di città vaste macchie nere in sospensione che rimandano a geometrie primarie come il cerchio, il triangolo, il trapezio non è usuale nella tradizione del graffitismo. Nemmeno nelle versioni più astratte, che in genere nascono dal writing o da dinamismi di improvvisazione gestuale. Già il 108 è numero “pensato”: con implicazioni da matematica magica, esoterica, orientalista che rinviano all’infinito. Poi le forme rivisitano con stilizzazione postmoderna fonti colte – il suprematismo di Malevic, lo “Spirituale nell’arte” di Kandinsky, lo Zen col “cerchio dell’illuminazione” . Insomma la cultura storica del “Grande Astratto” ripresa anche in eleganza di pittura su tela e di inchiostro su carta, negli spazi chiusi di galleria: ma col resistente imprinting del “far grande” in spazio aperto, come segnala Vittorio Parisi in presentazione di mostra.
Il quale propone uno stimolante incrocio - a prima vista appare piuttosto uno scontro – fra 108 ed un suo coetaneo, Elzo Durt, in arte “solo” Elzo. L’artista belga si scatena in una figurazione visionaria che attinge al mondo punk- rock, skate, tattoo, con serigrafie che rinviano alla pratica moltiplicata e mediale dei poster, delle cover, delle fanzine. Scheletri e teschi che eruttano interiora fra l’organico e il meccanico, metamorfosi fra animali e robot, saccheggi delle iconografie del sacro come dell’esoterico, contaminazioni con reperti delle cronache mediali, gallerie di santini e tarocchi moderni sfigurati da mascheramenti e travestimenti. Il tutto incorniciato araldicamente all’interno di tapisseries e textures dal floreale al geometrico, con sapiente gusto fra vintage e kitsch. Operazione alimentata anch’essa da innesti e ibridazioni: dal Rinascimento nordico all’Ottocento simbolista ai fumetti di supereroi. E la stilizzazione grafica definisce allucinazioni esatte che non sembrano estranee al filo di arte fiamminga del fantastico che corre da Bosch ad Ensor a Jan Fabre. 
Il “Crossroad”  è presso Doppelgaenger  (via Verrone 8) sino al 20 aprile. Info: tel. 3928203006

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