sabato 27 aprile 2013

A Venezia un labirinto di tappeti e di visioni: Palazzo Grassi trasformato da Rudolf Stingel







Chiamiamola vertigine visiva, oiperbole psichedelica, o come altro sia. Certo è esperienza di globale coinvolgimento ottico e tattile entrare a Venezia, sul Canal Grande, nel settecentesco Palazzo Grassi e trovarlo interamente rivestito - dal luminoso atrio a tutte le sale dei due piani superiori, dal pavimento alle pareti - di morbida tappezzeria in tonalità sul rosso arancio con motivi geometrici mediorientali tipo kilim. Sono riprodotti a stampa digitale, ingranditi e ripetuti in variazioni continue che accentuano effetti da smarrimento spazio-temporale. E’ come un intreccio di immaginari collettivi del Mediterraneo con vicende di perduta nobiltà privata: perché i tappeti appaiono come vissuti, affiorano parti stinte o logorate. Nel labirinto da sogno matissiano di luxe calme e volupté si stagliano sulle pareti, con giochi di contrasto, due serie di inquietanti dipinti ad olio e alluminio in monocromie grigio-argento. Al primo piano grandi pannelli trattati a larghe stesure e vibrazioni da astrazione atmosferica. Nel secondo, quadri di minori dimensioni che trascrivono con sapienza di pittura iperrealista fotografie da vecchie pubblicazioni in bianco e nero di sculture da chiese dell’Europa gotica (santi, madonne, mostri allegorici).
Autore di questa full immersion in un labirinto panottico di 5mila metri quadri è Rudolf Stingel, artista di notorietà internazionale,altoatesino di nascita (Merano 1956), di formazione mitteleuropea, dagli Ottanta incardinato a New York. La personale che gli dedica la fondazione del magnate francese Francois Pinault si propone come vertice virtuosistico di una serie di operazioni di rivestimento – modificazione di spazi compiute in sedi prestigiose, grandi musei americani e tedeschi, e in luoghi pubblici come la Grand Central Station di New York. Virtuosismo che a Venezia porta a livelli di maniera ”classica” un percorso eclettico con ascendenze neoconcettuali: dalla prima personale 1989 nella galleria milanese di Massimo De Carlo con istruzioni per una pittura “fai- da te”, ai vari ambienti con avvolgimenti plastici –anche nelle Biennali di Venezia 1993 e 2003 - nei quali il pubblico era invitato ad intervenire come gli pareva, a installazioni di tapisserie, appunto, con espliciti ammiccamenti ad un Kitsch barocco-pop.
Stingel si muove così nell’ambito delle esplorazioni condotte da diversi artisti sin dagli Ottanta sulla partita doppia di scambio fra realtà e finzione, fra esperienze della vita quotidiana e analisi dei sistemi del linguaggio. Pratiche “antiche” dell’arte si contaminano con l’uso di materiali poveri, colori industriali, immagini mediatiche. Ne è stato suo maestro il viennese Franz West (scomparso l’anno scorso): l’artista gli rende omaggio dedicandogli un intenso ritratto foto-pittorico che campeggia nel salone al piano nobile. Ma ora compone in sintesi meditativa anche l’incrocio spiazzante fra memorie di cultura diversa. Il fantasma occidentale della psiconalisi fra i tappeti orientali, come quelli che arredavano lo studioviennese di Freud. Fantasmi di devozioni e leggende popolari dalle antiche scultur edel suo territorio di formazione, rivisitate con un filo di ironia noir (esemplare lo scheletro che cavalca un leone). I dipinti assai recenti di gestualità “astratta” evocano atmosfere di cieli-acque in laguna. E fors’anche (come segnala Elena Geuna, attenta curatrice della mostra, nell’opulento catalogo Electa) la serie delle Venezie dipinte in argento alluminato da Lucio Fontana nel 1961 che qui furono esposte, quando Palazzo Grassi fu assunto da Gianni Agnelli a spazio prestigioso per l’arte come fiore all’occhiello della sua Fiat.
Mecenatismo d’impresa ripreso nel 2006 da monsieur Pinault e portato a livelli di grandeur collezionistica con l’aggiunta del museo di Punta della Dogana. Qui il 30 maggio – in concomitanza con la Biennale di Venezia -  sarà inaugurata la mostra “Prima Materia” che rinnoverà quasi completamente, con  80 opere, il repertorioespositivo  degli spazi ristrutturati da Tadao Ando. Il celebre architetto giapponese ha ora curato il Teatrino di Palazzo Grassi, l’ex giardino che divenne spazio coperto negli anni Cinquanta eda trent’anni in abbandono. Sarà riaperto, con auditorium avanzato, anch’esso per l’edizione 2013 di una Biennale molto attesa. Esordisce infatti come direttore il giovane curatore italiano Massimiliano Gioni, l’amico ed alter egodi Maurizio Cattelan, con un tema, il “Palazzo Enciclopedico”, che promette contaminazioni e sorprese à gogo. Ma con l’aperitivo Stingel la festa dell’arte internazionale è già cominciata.

*La personale di Rudolf Stingel è aperta in Palazzo Grassi a Veneziasino al 31 dicembre 2013. Orari 10-19, chiuso il martedì. Ingresso 15 euro (20euro con la mostra “Prima Materia” a Punta della Dogana, a partire dal 30maggio). Catalogo ed. Electa. Info: www. palazzo grassi.it 

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