lunedì 1 aprile 2013

La Primavera del Rinascimento: da Firenze, pensando un po' a noi

DONATELLO Madonna dei Pazzi - Bode Museum Berlino


Stenta a decollare la primavera, non solo quella del meteo. Anche per combattere la depressione, vado a cercarla a Firenze, invasa da frotte di turisti stranieri indifferenti alla crisi del nostro paese. E’ la “Primavera del Rinascimento”, offerta da una spettacolare mostra aperta in Palazzo Strozzi. Si concentra sulla prima metà del Quattrocento: quando la città dei lanieri e dei banchieri decollò a livello europeo per ricchezza e per prestigio. “Firenze sta al centro, guardiana e signora” proclamava nel 1403 l’umanista senese Leonardo Bruni. Nella sua Laudatio ne riconosceva il primato sulla Toscana tutta, consacrato visivamente nel 1436 con la cupola del Duomo “erta sopra e’ cieli” da Filippo Brunelleschi con procedura rivoluzionaria. In apertura di esposizione se ne innalza il modello di legno. Sotto si parano le due formelle in bronzo finaliste del concorso indetto nel 1401 dall’Arte di Calimala per decorare  i battenti del Battistero di San Giovanni. Ne erano autori, sul tema del Sacrificio di Isacco, lo stesso Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti. Entrambi partivano, con sensibilità diversa, dal gotico di Nicola e Giovanni Pisano, di Arnolfo di Cambio, miscelandolo con motivi dedotti dall’arte classica. Vinse Ghiberti, già affermato a Firenze. E non fu male anche perché indusse lo sconfitto a dedicarsi all’architettura, innovandola come arte liberale del progetto.
Ecco:  da quell’evento muove la mostra curata per la Fondazione Strozzi da Beatrice Paolozzi direttrice del Museo del Bargello e da Marc Bormand per il Louvre (dove la rassegna si trasferirà in settembre). Legge con ricchezza eccezionale di apparati il nuovo sentimento umanistico di “rinascita” civile e artistica alla luce delle eredità assunte dal mondo antico con più organica consapevolezza. Offre confronti stimolanti assegnandosi come tema il ruolo dominante della scultura. Non senza ragione, perché sono storicamente rilevanti le committenze di “arte pubblica” fatte in gara dalle corporazioni per Santa Maria del Fiore, per il Campanile di Giotto, per Orsanmichele, per Santa Maria Novella: gli scultori volgono ad un realismo che fa delle statue di santi e personaggi biblici gli eroi identitari di una  nuova romanitas etica. E fra i severi Nanni di Banco e i Michelozzo giustamente risalta – con molte opere - la grandezza innovatrice di Donatello. Spicca la grande statua di San Ludovico da Tolosa (1425) trasferita da Santa Maria Novella e restaurata per l’occasione. Il virtuoso plasticismo di un panneggio senza corpo sotto è esaltato dallo splendore del bronzo dorato. Di colossale vivezza è anche la testa di cavallo in bronzo del 1455, eseguita per il re di Napoli Alfonso V d’Aragona dopo il clamore suscitato dal suo monumento equestre per il Gattamelata a Padova. Ma intriga di più l’estrema raffinatezza dei suoi “stiacciati”: i bassorilievi in marmo con i quali l’artista traduce in disegno plastico le decisive ricerche di prospettiva lineare compiute da Brunelleschi e teorizzate da Leon Battista Alberti nel trattato De pictura (1435-36): il San Giorgio e il drago del Bargello, la Madonna dei Pazzi da Berlino, il Banchetto di Erode da Lille. Mentre l’intensa Madonna col Bambino dal Louvre, una terracotta dipinta e dorata, illumina gli incroci e gli scambi fra scultura e pittura che connotano il Quattrocento.
E’ così comprensibile, ma duole egualmente, che le  “sculture dipinte” prevalgano in mostra  sulle vicende della pittura tout court. Sacrificando un protagonista assoluto del nuovo corso come Masaccio (morto a 27 anni nel 1428) che aveva tradotto modernamente la lezione di Giotto dialogando proprio con Donatello e Brunelleschi. E’ rappresentato da una sola tavola (il  San Paoloda Pisa) nella sezione che presenta figure pittoriche con volumetrie ispirate dalla statuaria. C’è Filippo Lippi, sono esemplari i quattro strappi di affreschi di Andrea del Castagno tratti dal ciclo di Uomini e Donne illustri, fra cui il Boccaccio e il condottiero Pippo Spano. Pittori di deliziosa eccellenza come Paolo Uccello e Masolino da Panicale fanno capolino nella sezione dedicata alla questione della prospettiva. Poteva starci il Beato Angelico, che sapeva chiudere in gabbie razionali le sue trasognate visioni.
La mostra preferisce inanellare altre suggestioni sul filo della scultura. L’invenzione della ceramica smaltata in bianco e oro di Luca Della Robbia che coniuga una diversa, allettante idea di bellezza con la pratica del multiplo a larga diffusione. Gli “spiritelli” che riportano i putti pagani a nuovi giochi fra sacro e profano. La moda dei busti privati. Sino agli apparati di alta decorazione sollecitati dai crescenti piaceri estetici di una borghesia proto-capitalista che dalla Signoria  repubblicana si accingeva al Ducato mediceo. Ma nel 1466 muore il vecchio oligarca Cosimo, primo mecenate delle arti, nello stesso anno si spegne ormai ottantenne anche Donatello. L’alba incerta del Rinascimento fiorentino sta per passare all’ora legale di Michelangelo e di Leonardo.

* La mostra “La Primavera del Rinascimento – La scultura e le arti a Firenze 1400-1460” è aperta a Firenze in Palazzo Strozzi sino al 18 agosto 2013. Orari: 9-20, giovedì 9-23. Ingresso: 12,50 euro, ridotto 8. Catalogo bilingue ed. Mandragora (550 pagg., 347 ill. a colori e 41 in b.n, 39 euro) con saggi dei curatori e di altri autorevoli studiosi, schede e apparati. Info: tel. 0552645155, www.palazzostrozzi.org. In Palazzo Strozzi è aperta anche la mostra “Un’idea di Bellezza” con otto artisti contemporanei, a cura del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina. Sino al 28 luglio, martedì-domenica 10-20, giovedì 10-23. 
Ingresso 5 euro, cumulativo con “La Primavera del Rinascimento” 10 euro, riduzioni varie.
Info: www.strozzina.org  

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