sabato 27 aprile 2013

La ragazza con la valigia: Antonietta Raphael (e Mario Mafai) raccontati dalla figlia



“Mia madre era una strega…Misteriosa e affascinante, dura e inflessibile, affettuosa e al tempo stesso lontana e distante. Invincibile.….Non vi era in lei nulla di trattenuto:pregi e difetti, tutto era portato all’eccesso.” Sin dalle prime battute,assume il calore e il colore di un biopicl a narrazione della vita di Antonietta Raphael, la celebre artista di origine ebrea-lituana protagonista a Roma di un eccezionale sodalizio con ungrande pittore italiano, Mario Mafai. Ha un titolo chagallesco, “La ragazza conil violino” la biografia scritta dalla figlia Giulia Mafai, apprezzata costumista per il cinema e il teatro (ed. Skira, 208 pagg., 18 ill. b/n., euro 18,50).Ma non ha bisogno di forzare la scrittura a toni romanzeschi, l’ultima delle tre sorelle Mafai che ha ora 83 anni (la prima Miriam, notissima giornalista escrittrice è morta l’anno scorso, la seconda Simona vive a Palermo,tuttora  impegnata in militanza femminista). Già eccezionale è il personaggio della Raphael, estroso,anticonformista e insieme legato alle sue radici. E intense sono le vicende che segnano l’avventura sua e del marito in decenni drammatici per l’Europa e peril nostro Paese, dal tempo fascista agli anni della guerra, dell’ occupazione nazista di Roma sino al dopoguerra ribollente di passioni. Su questo sfondo di dramma collettivo, la vita di una famiglia segnata da lunghe fasi di miseria bohemienne con l’ombra incombente delle persecuzioni razziali. Anche da qui una cultura di opposizione al fascismo che indurrà le tre ragazze a impegnarsi nella resistenza prima e poi nella militanza politica con il PCI di Togliatti e di Berlinguer.
Dentro questa grande storia cresce la vicenda della Raphael che portando con sé un violino va dal villaggio nativo a Londra per realizzare una vocazione di musicista, la manca, scende aParigi e di lì a Roma. Qui incontra ad un corso di disegno l’uomo della sua vita, un giovane pittore figlio di N.N. al quale è stato imposto il cognome Mafai. Nasce un sodalizio con l’amico fraterno di Mafai, il pittore Scipione.Si propone con “la scuola di via Cavour” una pittura di nuovi sensi espressionisti. Ma mentre Mario comincia ad avere successo come “il pittore dei fiori secchi”(ma non ne è appagato) Antonietta decide in autonomia di darsi alla scultura. Si lancia nelle grandi dimensioni che daranno anche a lei tardiva ma giusta fama (una delle sue forti sculture, il gesso della Grande Gestante 1960 troneggia a Matera nel MUSMA, donato dalle figlie dopo la grande mostra della Raphael nei Sassi dieci anni fa). Il libro segue i corsi inquieti dei due, in un giro vorticoso di personaggi dell’arte della cultura e della politica che nelle pagine appaiono e scompaiono come in un affresco corale. In un rapporto sempre travagliato ma resistente, fra tradimenti di lui, lunghe separazioni anche in città diverse, sino alla morte di Mario nel 1965 e di Antonietta nel 1975. Una storia appassionante d’arte e d’amore che Giulia Mafai ci restituisce con trepida limpidezza di scrittura. 

 La Gazzetta del Mezzogiorno 14 aprile 2013 alle

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