sabato 14 settembre 2013

Gli "ambienti sensibili" di Paolo Rosa, il pioniere di Studio Azzurro. Un ricordo dalla Pugli

Mi addolora la notizia della scomparsa improvvisa di Paolo Rosa, leader e teorico del gruppo Studio Azzurro pioniere in Italia della videoarte interattiva. E' morto per infarto, a soli 64 anni, mentre era in vacanza a Corfù. Avevamo un lungo rapporto che posso definire di amicizia, prima che di stima professionale. Ci eravamo visti in giugno alla Biennale di Venezia; nei primi giorni di agosto era stato a Polignano, per un workshop al Museo Pascali. Ne ho scritto in fretta un ricordo - molto concentrato sui suoi rapporti con la Puglia e col Mediterraneo- che esce domani sulla Gazzetta. Lo riverserò solo dopo, come sempre per correttezza nei confronti del mio giornale, su facebook. Intanto addio amico Paolo.


Il mondo dell’arte è in lutto, anche in Puglia, per la scomparsa improvvisa di Paolo Rosa, leader di Studio Azzurro, il  gruppo italiano che aveva fondato con pochi amici nel 1982, pioniere in Europa di videoarte interattiva. E’ morto per infarto l’altra sera a Corfù mentre era in vacanza, aveva 64 anni (era nato a Rimini nel 1949). Pochi giorni prima, il 5 e 6 agosto, aveva tenuto nel Museo Pascali di Polignano a Mare un workshop per un folto gruppo di giovani nel quale aveva raccontato la sua avventura e le sue idee sull’arte oggi. Quasi un testamento involontario, ultimo atto di un lungo rapporto di stima e di amicizia con l’ambiente pugliese. Era stato consacrato nel 2004 con l’attribuzione a Studio Azzurro del premio Pascali. Ne resta come testimonianza permanente l’installazione interattivaFrammenti di una battaglia (ispirata dalla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello) acquisita dal Museo dopo aver vinto il primo premio alla  Quadriennale di Roma 1996. Il rapporto con la Puglia era iniziato nel lontano 1987, quando Studio Azzurro partecipò alla rassegna “Artronica” curata a Bari in Santa Scolastica da Anna D’Elia, ribadito nel 1990 a Bitonto per la mostra “La Pietra e i Luoghi” con Franco Sannicandro e ancora a Bari nel 1996 in “Virtual Light”, rassegna di videoarte e arte interattiva organizzata da Antonella Marino in Palazzo Fizzarotti.
Ci vedevamo spesso in giro per mostre – ne scrissi per esempio per la loro grande antologica del 1999 nel Palazzo delle Esposizioni a Roma. Nel giugno scorso ci eravamo rincontrati alla Biennale di Venezia dove Studio Azzurro era stato invitato ad allestire nel neonato padiglione del Vaticano un complesso “ambiente sensibile” che sviluppava, anche presentando in video storie di gente umile, il tema della Genesi. Riconoscimento prestigioso, che Paolo mi aveva sottolineato – mentre mi guidava nella visita- con un’ombra di pacata amarezza negli occhi cerulei: ”Dovevamo  attendere mons. Ravasi e la Chiesa – mi disse – per essere invitati alla Biennale di Venezia”. Normale disattenzione italica per un gruppo che era stato subito invitato a Documenta Kassel dopo la spettacolare videoinstallazione presentata nel 1984 proprio a Venezia, in Palazzo Fortuny: un Nuotatoreche attraversava a lunghe bracciate 24 monitor…
Da lì, una lunga serie di coinvolgenti esibizioni in Italia e all’estero con i compagni di avventura, Fabio Cirifino, Leonardo Sangiorgi, Stefano Roveda.Troppe per essere ristrette nel sintetico ricordo di un amico “lucido e amabile” come ha ben detto Angela Vettese. Apparizioni magiche per un pubblico chiamato ad interagire con tocchi di mani e scalpiccio di piedi, i loro “ambienti sensibili” sviluppavano spesso un leitmotiv di fondo: la rivisitazione della storia e della cultura del nostro Paese come DNA da rivitalizzare con la tecnologia più avanzata. Proposta confermata nella Sensitive City per l’Expo di Shanghai 2010 e per la mostra sulle Fare gli  italiani da lui diretta nell’ambito delle celebrazioni per l’Unità d’Italia. Paolo era anche l’ideologo, il teorico del gruppo. Questa intuizione aveva trasmesso nell’insegnamento a Brera – l’Accademia dalla quale era uscito come studente – e in una serie di interventi e di libri. Ultimo quello scritto con Andrea Balzola, L’arte fuori di sé. Un manifesto per l’età post-tecnologica (Feltrinelli 2011). Il progetto era di coniugare “i piaceri e le bellezze infinite del naturale e dell’antico con le contraddizioni invasive della modernità”.
Di questa idea – matura rivisitazione della cultura dell’età postmodern – era parte fondante il rapporto, culturale ed affettivo, di Paolo Rosa con il Mediterraneo. Si era rinsaldato dopo le Meditazioni mediterranee compiute nel 2002, con cinque videoinstallazioni in Castel Sant’Elmo a Napoli. Da esse sortirono i Nodi mediterranei proiettati due anni dopo a Polignano a Mare, per il premio Pascali, alla presenza di Nichi Vendola. Dopo il workshop di agosto Rosalba Branà, direttrice del Museo, gli aveva affidato la progettazione di una sala virtuale su Pino Pascali, il grande pugliese morto tragicamente a 33 anni. Al cospetto del Mediterraneo si è sciolto all’improvviso anche il nodo della sua vita. Strana e dolce congiunzione di interrotti destini.

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