sabato 14 settembre 2013

    Giulia Piscitelli

Vita nuova a Napoli per il MADRE, il Museo Donnaregina per l’arte contemporanea. La Fondazione di cui è unico socio e finanziatore la Regione Campania prova ad uscire definitivamente dalla lunga crisi che aveva portato il Museo sull’orlo della chiusura. Lo fa presentando il primo atto di un progetto complesso, affidato alla direzione del giovane Andrea Viliani con uno staff di collaboratori anche loro giovani,.Alessandro Rabottini ed Eugenio Viola. Si fonda su una offerta di mostre insieme con proposte di diversa fruizione degli spazi museali. Tre personali: l’artista tedesco Thomas Bayrle (Berlino 1937), l’artista messicano Mario Garcia Torres (Monclova 1975) l’artista napoletana Giulia Piscitelli (Napoli 1965). L’avvìo del riassetto della collezione permanente: aggiungendo opere nuove a quelle rimaste dopo il parziale svuotamento conseguente alla fine della contestata direzione Cicelyn. Opere donate da artisti (come la preziosa collezione di film e video di Gianfranco Baruchello) o prestate da fondazioni e gallerie napoletane, nello spirito di ricostruire storie e occasioni della contemporaneità internazionale passate per Napoli. Fra i nuovi prestiti, i copertoni della storica installazione “Yard” di Allan Kaprow (1961) accumulati nella corte, che grandi e piccoli possono movimentare a piacere (come avvenne nel fossato del castello di Bari per la mostra curata da Achille Bonito Oliva nel 2010). Infine, l’operazione “Re_pubblica MADRE”: il salone a pianoterra adibito ad agorà partecipativa. Il pubblico può lasciare commenti giudizi e proposte da una cabina fornita di computer o affiggendo foglietti su un grande pannello, e avvalersi di un’area wi.fi (non ancora attiva).
Alcuni appunti sulle tre personali. Quella di Thomas Bayrle ambisce al maggiore richiamo mediatico: fa conoscere in pratica per la prima volta in Italia questo anziano artista, noto per apparizioni in diverse rassegne internazionali. A Documenta Kassel 2012 spiccava il suo gigantesco disegno di un aereo: lavoro “storico”, del 1984, affidava la sua singolarità al fatto che l’immagine era formata dalla moltiplicazione modulare di aerei in formato micro. Come dire: soggetto pop, texture da design grafico, effetto visivo optical, intenzionalità da arte concettuale. Questo singolare impasto linguistico viene dispiegato a Napoli nelle interessanti variazioni praticate dall’artista dai Sessanta ad oggi. La sua visione critica della società di massa e metropolitana, maturata in clima francofortese – tra Marcuse e impegno politico marx-leninista – si riversa in virtuoso sperimentalismo di griglie formali, con ripetizioni alla Warhol e strutturalismi minimal, con textures iconiche e architetture installative. Passa dalla ossessione degli oggetti di consumo a “ritratti” pre-digitali, all’incubo macchinista di automobili e autostrade. Compie mirabolanti trasformazioni di segni eguali in sensi diversi, come un Arcimboldo modernista. Ma si fa prendere troppo dal gioco, l’ironia contestativa è spesso ingabbiata in teutonica sistematicità. “Un pop grigio”, suggerisce Jorge Heiser, autore di uno dei saggi nel catalogo monografico edito in Italia da Electa (la mostra è in collaborazione con Wiels - Contemporary Art Centre di Bruxelles).
Una grande mobilità di sguardo sulla realtà sociale del suo territorio ispira invece il pionierismo di Giulia Piscitelli, emersa sin dai Novanta. La traduce in libera produzione di apparati iconici a forte gradiente di fissità totemica, fra assunzione postduchampiana di oggetti isolati o in serie installative, e fotografie e video che distillano la quotidianità in allucinazione tranquilla. L’attenzione al territorio predicata dal nuovo corso del Madre trova con questa personale dedicata ad una artista di Napoli una coerente attendibilità, quasi a esorcizzare il sospetto di concessioni al localismo. Un sofisticato concettualismo poetico circola infine nelle stanze in cui Mario Garcia Torres riprende ed estende un progetto presentato a Kassel l’anno scorso: la sua ostinata ricerca sulle tracce del mitico One Hotel – una sola stanza con giardinetto – che il nostro Alighiero Boetti aprì a Kabul negli anni Settanta. Una viaggio nella memoria che si fa  anche interiore, con video e finte lettere che sfociano in assunzione d’identità, dialoghi immaginari, quasi ricalcando lo sdoppiamento compiuto in vita da “Alighiero & Boetti”, idealmente presente con diverse sue opere. Non è la più popolare fra le mostre del MADRE, certamente è la più intensa. Dice molto (a chi vuole ascoltare le voci dell’arte) su movimenti e smarrimenti del nostro tempo.
PIETRO MARINO

* Nel MADRE di Napoli (via Settembrini 79) sono aperte le mostre di Thomas Bayrle (sino al 14 ottobre) e di Mario Garcia Torres e Giulia Piscitelli sino al 30 settembre. 
Orari: 10—19.30, domenica 10-20, martedì chiuso. 
Ingresso 7 euro, ridotto 3,50, lunedì gratis. 
Info: tel. 081 19313016

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