mercoledì 23 gennaio 2013

Il secondo "Giardino segreto" dei collezionisti baresi

AndyWarhol Ritratto di Mao 1973

Nicola Vinci L'ovulo 2001


Il ritratto di Mao è una delle icone di culto mediatico create da Andy Warhol. Il guru della Pop Art ne propose molteplici versioni serigrafiche su tela e su carta fra il 1972 e il 1974. Una di queste, del 1973, col volto del Grande Timoniere dipinto di blu, troneggia da oggi nel Castello Svevo di Bari per la seconda (e ultima) edizione de “Il Giardino segreto”, rassegna di opere d’arte contemporanea provenienti da collezioni private baresi. Ma alla fascinazione di Warhol si contrappongono due grandi pannelli in tela eseguiti nel 1971 da Robert Mangold, uno dei pionieri del minimalismo americano: col rigore monacale di fondi bianchi su cui s’incrociano a matita nera due diagonali, quasi squadrature di un foglio da disegno gigante. Mentre del 1973 è un fantasmatico disegno-oggetto col quale il bulgaro-francese Christo accompagnava il progetto di avvolgere in teloni bianchi le Mura Pinciane a Roma. Nello stesso 1973-74, l’italo-argentino Antonio Trotta volgeva il concettualismo in raffinatezze di arte antica intarsiando un’ombra umana nelle venature del marmo di Carrara.
Si può tentare di leggere anche così, partendo dalle poche opere dei mitici anni Settanta, la complessità delle avventure dell’arte dell’ultimo mezzo secolo. Tenta di inseguirne le sparse ricadute sul territorio la ricerca promossa diversi anni fa dall’Accademia di Belle Arti di Bari. Nel 2011 il progetto prese corpo con la mostra di una settantina di opere negli spazi di Santa Scolastica. Se ne aggiungono ora 57 di altrettanti autori, stranieri e italiani con una più cospicua rappresentanza di pugliesi: una dozzina, mentre due anni fa erano sei. Per opportuna attenzione a qualità espresse dal territorio o per ragioni…diplomatiche, non conta - se non si vuole scadere nel gossip. Del resto – come nel 2011 - il segreto del Giardino copre i nomi dei 16 prestatori (siamo fra l’altro in tempi di redditometro) e di conseguenza le modalità di ricognizione e scelta delle opere.
Impraticabili quindi riflessioni pertinenti su storia sociale o del gusto o su questioni di politica culturale, converrà concentrarsi sulle offerte d’arte che si allineano a parete (quasi tutte) su lunghe pannellature bianche nelle due sale superiori del castello. Questa volta la mostra è articolata non per soggetti o temi ma in quattro gruppi generazionali, dai più anziani - i nati a  ridosso della seconda guerra mondiale - ai più giovani. Con accenni a percorsi anche storici, pur nella frammentata varietà dei linguaggi. Fra Ottanta e Novanta si colgono i piaceri ritrovati del colore in vari modi postmoderni: transavanguardia (De Maria, Chia, Paladino), “nuova scuola romana” (Ceccobelli, Dessì, Nunzio, Gallo), nuovo aniconismo (Tremlett, Brown, uno splendido Schuyff). Sfuggono agli schemi l’ironia e la fantasia dei grandi italiani Schifano, Boetti, Ontani. Una rarità è l’acrilico dalla serie “Coney Island” 1988 dell’americano Donald Baechler, sortito dal graffitismo con ironia infantilista. Si sottraggono alle mischie del tempo le prove tarde di protagonisti solitari di storie precedenti, dalla tramata tensione su superficie bianca di un Castellani 1990 alle macchie impetuose di un Nitsch 2000.
Interessante è la varietà di incursioni nell’area delle nuove generazioni segnate nei Duemila daimixed media, riproducibilità e manualità tenute insieme da un realismo stravolto o da un concettualismo fantastico. Esempi più intensi in mostra la zumata post-pop del danese Thorsten Kirchoff su un volto di donna che ha per iride una ventola girevole al soffio, la foto digitale con corpi volanti del cinese Li Wei, la misteriosa donna incartata dal tedesco Thorsten Brinckmann, le piccole insegne luminose di Susanne Kutter, anche lei spuntata dal nuovo avamposto europeo dell’arte, Berlino. Rispondono parecchi autori italiani emergenti. Di alcuni come Ra Di Martino, Goldiechiari, Marinella Senatore si è scritto in occasioni recenti. E più volte ci siamo occupati dei bravi giovani pugliesi che con loro dialogano in autonomia creativa, Cristiano De Gaetano, Raffaele Fiorella, Giuseppe Pinto, Nicola Vinci. Addirittura sono fuori di conto le pagine dedicate negli anni agli altri un po’ meno giovani corregionali: Carone, Corbascio, Gadaleta, Iurilli, Maggiulli, Pagnelli, Ruiu, Sylos Labini. Tutti diversamente impegnati in par condicio nelle sezionimeed-career senza ghetti territoriali, tutti ben noti al pubblico dell’arte. Valga per tutti la festa per la conquista del Castello.


* Si inaugura oggi alle18 nel Castello Svevo di Bari la mostra “Il Giardino segreto – Opere d’arte dell’ultimo cinquantennio nelle collezioni private baresi. Seconda edizione” a cura di Lia De Venere con la collaborazione di Antonella Marino. Resterà aperta sino al 24 febbraio. Orari: 10.30 – 19.30, chiuso il mercoledì. Ingresso (al castello) 3 euro, ridotto 1,5. Info: tel. 080 5286216

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