E’ scomparso a soli 37 anni Cristiano De Gaetano, uno dei talenti più interessanti delle nuove generazioni di artisti pugliesi, che si andava affermando anche in campo nazionale. Tarantino di nascita, si è spento in un ospedale di Martina Franca dopo una dolorosa lotta contro il male che lo ha divorato velocemente. Era emerso sulla scena pugliese all’inizio dei Duemila, dopo aver frequentatol’Accademia di Belle Arti a Mola di Bari e alcune prime prove in provincia. Lo aveva rivelato a Bari nel 2001 una installazione di pornosatira con figure in legno e cera realizzata per “Ultim’ora” rassegna di esordienti pugliesi curata da Antonella Marino nella sala Murat. Poi nel 2004 la prima edizione del premio GAP, l’iniziativa per giovani artisti pugliesi (curata da Lia De Venere, Marilena Di Tursi e Antonella Marino) che il Comune di Bari ha sostenuto per tre edizioni, e poi abbandonato. Aveva affermato una personalità tormentata, capace di variare modi espressionisti sul filo del grottesco e delnoir - tra Paul Mc Carthy e Louise Bourgeois - anche con l’uso di fotografie readymade . Nel 2002 apparvero videoanimazioni alla Kentridge in una rassegna,“Videocorner”, curata da Cristina Bari per il Kismet. Nel 2005 esibì a sorpresa una spiazzante serie di fotografie con coppie di gemelli,come in Diane Arbus, però uno ben più piccolo dell’altro.
Dal 2006 aveva cominciato a produrre ritratti di giovani uomini e donne profilati su sagome di legno in proporzioni un po’ fuori scala, eseguiti con cere pongo colorate, schiacciate e ed accostate con effetti da divisionismo plastico. Figure di solennità straniata, fissità forzata e l’abbozzo reticente, quasi fototessere ingrandite e ritagliate con riproduzione impeccabile quanto impassibile.” Finta pittura” che dava sul precario, con sentore di vintage. Aura da tempo perduto con personaggi anonimi, al più di famiglia. “Bravura” che aveva richiamatol’attenzione di una importante galleria milanese e di diversi collezionisti (come si è visto dalle ultime apparizioni, nella “Generazione Sud” del Museo Pascali a Polignano e nella seconda edizione del “Giardino segreto” nel Castello Svevo di Bari).
Una promessa di successo che però gli andava stretta, con una perenne inquietudine per la quale aveva messo in gioco anche gli affetti familiari. Aveva esteso le scene dei suoi quadri-pongo anche a riprese di quadri famosi, come dell’amato Friedrich, pittore di metafisiche desolazioni. Già preso dal male, aveva affidato all’amico-gallerista Fedele di Monopoli una serie (tuttora inedita) di sculture in gesso cadaverico. Più che un presagio: sin da studente di Accademia portava con sé maschere e foto di morte, e teschi si alternavano a ritratti di amici e personaggi precariamente dipinti su pacchetti di sigarette per una mostra da Vito Intini. Un destino esorcizzato con violenza ironica, una battaglia combattuta ricercando la sconfitta.
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