martedì 21 maggio 2013

Sei artisti all'attacco di un muro

Luca Coclite

E’ in corso a Bari una singolare esperienza di arte performativa, presso la galleria Bluorg. Si tratta del progetto “Wall in progress” ideato e curato da Marilena Di Tursi. Sei artisti sono chiamati ad intervenire, a distanza di pochi giorni uno dall’altro, su un grande “muro” di legno innalzato in galleria. Ogni intervento cancella o si sovrappone a quello precedente, sicché delle oper/azioni compiute restano singoli video, mentre un videocatalogo complessivo sarà presentato l’11 giugno. Il programma è stato avviato giovedì scorso da Pamela Campagna, lunedì è intervenuto Luca Coclite, domani venerdì Giuseppe Abate; poi Rosa Ciano, Chiara Gatto, Ferenz Kilian. Ora, non amo recensire mostre che non ci sono più o che non ho visto ancora. Ma – a parte che persiste la documentazione online -  urge segnalare il senso generale dell’iniziativa.
L’idea di interventi effimeri su un muro rivelerebbe simpatie per la street art. Ma il progetto nella sua complessità rinvia piuttosto ad una idea generale di arte per la quale assume senso il processo più che il prodotto. Scelta connotata dal sentimento della precarietà che accompagna dal Novecento un’arte che non aspira più all’eternità, semmai accetta l’opera come duchampianoobjet à detruire, segno della precarietà di una esperienza esistenziale prima che estetica. Pratiche della contemporaneità che conoscono in Puglia rari momenti di messa a fuoco tematica. Di qui l’interesse particolare delle provocazioni offerte da questo “wall” che cresce annullandosi, come una lavagna. Quasi una sfida concettuale sul tema (come suggerisce la curatrice) del limite, del confine, dell’impedimento.
Da una vera performance ha preso avvìo il primo intervento, dell’artista-designer barese Pamela Campagna. Sul muro rivoltato per terra quindi divenuto pedana e cosparso di polvere di carbone, una bailadora spagnola ha eseguito un tiptap a suon di  flamenco, componendo così  una specie di quadro di espressività astratta-informale. Riportato alla verticalità il muro rivelava anche la scritta “Dance until you die”. L’invito a “danzare sino a morire” (con echi da Pina Bausch) rinvia discretamente ad una primaria suggestione dell’autrice: le incursioni di protesta contro il capitalismo della crisi, compiute nelle banche di Siviglia dal gruppo “FLO 6x8”, inscenando un flamenco (ricordo delle radici “politiche” di questa danza gitana). Ha giocato invece sullo scambio tra immagine immateriale e cosa fisica il giovane artista leccese Luca Coclite. Ha trasformato il Muro in una simulazione di monitor gigante, rivestendolo di pannelli pvc su cui è stampato il cielo azzurro percorso da nuvole bianche dei programmi Rai. Su di esso sporgono o fuoriescono barrette di legno come versione concreta, solidificata dei frammenti visivi che scorrono e lampeggiano durante i disturbi delle trasmissioni in digitale. Ma altre sorprese incombono, già da domani. 
Tutto avviene in via Celentano 92/94. Per info: tel. 080 9904379

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