venerdì 7 dicembre 2012

Nathalie Djurberg, la ragazza svedese che sconvolge il museo di Pino Pascali


Una buia foresta di nove spettrali alberi senza fronde si erge nel salone centrale del Museo Pascali a Polignano a Mare. Sul pavimento, sotto i neri tronchi di polistirolo, scorrono in videoanimazione i pupazzi deformati di tre donne nude che attaccano un incauto giovane voyeur che le spiava nel bosco, lo violentano e lo bruciano vivo (Johnny, 2008). Un’altraclaymation – cioè animazione con pupazzi di plastilina o creta – si proietta sulla parete di fondo. Si vede il cadavere di una donna nuda che si decompone orrendamente ai margini di una foresta; ma appaiono come in un cartone disneyano una talpa e un procione che insinuandosi nello scheletro della donna la fanno  rivivere trasformata in uno strano mostro (Turn into me, 2008). Intanto nell’ambiente si diffonde in svolgimento ossessivo, quasi ipnotico, un track musicale tecno-minimalista. Con questo impatto spettacolare, affascinante e inquietante, si presenta al pubblico pugliese Nathalie Djurberg, la giovane (1978) artista svedese che aggiunge al suo già prestigioso palmares internazionale il premio Pino Pascali 2012. Ma condividendolo per la prima volta col compagno di vita e di arte, il connazionale coetaneo musicista Hans Berg, autore delle colonne sonore di tutte le sue animazioni sin da quando si misero insieme a Berlino nel 2004, la città dove vivono e lavorano.
Dell’ascesa veloce di Nathalie ho segnalato diverse tappe: da quando la notai  nella Biennale di Berlino 2006 “Uomini e topi” curata dalla coppia italiana Cattelan-Gioni (l’anno prima l’aveva lanciata a Milano Giò Marconi) alla sala della Biennale di Venezia 2009 che la premiò con il Leone d’Argento come migliore artista giovane, sino alla apparizione a Bari nel teatro Margherita nel 2011 per la mostra di videoarte dal museo di Malmoe “L’uomo senza qualità”. Il segreto primo del suo successo sta in una ambigua fascinazione: tra la sollecitazione fantastica e la seduzione visiva dei pupazzi umani e animali manipolati con “eccessive” deformazioni e scomposizioni da “cinema per ragazzi” o da teatro di marionette, e lo spiazzante turbamento indotto dalla tensione drammatica dei temi trattati. Sono ossessioni e perversioni sessuali, vizi e violenze della condizione umana, la lotta tra vita e morte, tra corruzione e metamorfosi dei corpi.
Così l’arte “scandalosa” della Djurberg si inscrive nella vasta cultura del Grottesco, sviscerata da grandi studiosi come Bachtin. Tema che si svolge nel filo storico da Bosch a Goya a Bacon, da Bellmer alla Bourgeois. Con ramificazioni sempre più estese nel contemporaneo, Paul Mc Carthy e i fratelli Chapman (premio Pascali 2010) come esempi più vicini. Ma nelle letture giovanili della bionda ragazza svedese, figlia di una marionettista, ci devono essere state le avventure “pornografiche” della “Storia dell’occhio” di Georges Bataille (1928), prodotto della cultura surreal - freudiana  diffusa nel Novecento europeo. Lo confermano citazioni quasi puntuali. Come nell’intenso  “Didn’t you know I’m made of butter ? (2011) proiettato in altra saletta, con un toro bianco che si accoppia lascivamente  in un salotto con una donna la quale si scioglie “come burro nella sabbia”, e in The Prostitute (2008) una installazione nella quale una bambolona in plexiglass discinta e vistosa accovacciata su un letto chiuso da drappeggi rossi ostentava al  voyeurismo del pubblico un deretano acceso da un video con prestazioni sessuali hard. A Polignano ne troneggia, a mo’ di teatrino, il divertente (e più castigato) modello in scala ridotta.
Bisogna dire che il mondo di Nathalie si è presto incupito ed inasprito dopo gli esordi che dal 2005 proponevano situazioni in interni borghesi di più sciolta satira, quasi comiche (come, a Berlino, la tigre che leccava il lato B di una ragazza), anche con inserzioni fumettistiche. Un passaggio di crisi è segnato dal video 2007, l’unico con animazione grafica in carboncino, “Naturalmente mi occupo di magia”, dove il processo di scomposizione di una donna nuda è espresso con livido disegno cavernicolo e scrittura che si disfà. La svolta fu segnata dalla mostra del 2008 “Turn into me” curata a Milano da Germano Celant nella Fondazione Prada, da cui provengono le opere esposte. Infatti Miuccia Prada (“la nuova Peggy Guggenheim”, è stato scritto) ha acquisito in blocco (quasi) tutta la produzione della Djurberg e la porta in giro per il mondo, con mostre blockbuster come questa nel museo Pascali .
Mostre nelle quali la spettacolarità installativa con elementi plastici e stoffe assume rilievo sempre crescente, anche per l’incalzante commento musicale di Hans Berg con sequenze di timbri elettronici fra il mentale e il cosmico. Visioni che esplodono in umore noir  nella esibizione di due Balene (2009-10) spiaggiate con i neri corpi di gomma squartati sino ad esibire i resti di bimbi divorati. Come sono lontane le balene bianche di Pino Pascali, con le loro metafisiche sezioni di pura tela emergenti da silenziosi miti mediterranei.   
PIETRO MARINO
  
 * Si svolge oggi alle 19 a Polignano a Mare nella Fondazione Museo Pino Pascali (via Parco del Lauro 119) la cerimonia di consegna del premio Pascali 2012 all’artista Nathalie Djurberg e al musicista Hans Berg, attribuito da una commissione composta da Rosalba Branà direttrice del Museo, Roberto Lacarbonara, Mariapaola Spinelli. Partecipano il sindaco di Polignano e presidente della Fondazione Domenico Vitto  e l’assessore regionale a Mediterraneo Cultura e Turismo Silvia Godelli.Vengono anche presentati, con l’assessore provinciale alla Cultura Nuccio Altieri e Clara Gelao direttrice della Pinacoteca Provinciale di Bari, l’opera di Pino Pascali  “9mq. di Pozzanghere” concessa in comodato dalla Provincia di Bari e il nuovo allestimento della videoinstallazione “Frammenti della Battaglia” di Studio Azzurro. La mostra Djurberg - Berg rimarrà aperta sino al 27 gennaio 2013. Orari: 11-13 e 17-21, lunedì chiuso. 

Info: tel. 0804249354 - cell. 3332091920
www.museopinopascali.it - segreteria@museopinopascali.it

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