domenica 14 ottobre 2012

Virginia Woolf, Ezra Pound e tanti altri: una storia eccentrica nella Londra di primo Novecento

     Virginia Woolf e Lytton Strachey


Rara, eccentrica come i suoi protagonisti, è la mostra aperta con titolo svagato - “Un altro tempo” - nel Mart di Rovereto. Fra tante rassegne blockbuster osa proporre “un’isola di storia dell’arte mai considerata prima”. Avvertendo che le opere, relative ad una vicenda londinese di primo Novecento “fra decadentismo e modern style”,  “non saranno tra le realizzazioni più alte del secolo”: semmai “bizzarre, talvolta audaci”. Una presentazione così – dettata dall’affilato snobismo della ideatrice-curatrice, l’espertissima Lea Vergine – basta per sollecitare almeno curiosità. Subito premiata perché la mostra ha luogo in un surreale appartamento post-vittoriano con molte stanze immerse in un semibuio scandito da epifanìe di quadri e fotografie d’epoca. In credenze e vetrinette appaiono libri e sculture, cuscini e gioielli. Pedane con mobili, un pianoforte che non suona. Allestimento scenografico ideato dal noto stilista Antonio Marras, che sollecita una full immersionemozionale nella intricata ragnatela di storie e di personaggi narrata nel libro (più che catalogo) edito dal Saggiatore.
Potrebbe  dipanarsi dal cosiddetto “gruppo Bloomsbury” (1908-1938) che fuoruscendo dalla cultura vittoriana, si collega con i fermenti modernisti che si agitano fra New  York e Parigi. Vuole “perseguire la verità, infrangere le barriere e i tabù”, condividendo “idee sul mondo e varie camere da letto” omo e bisex. Nasce nei salotti aperti nel quartiere londinese dalle figlie di un docente di Cambridge, Leslie Stephen, che assumono il cognome dei mariti: Vanessa Bell decoratrice e pittrice, Virginia Woolf scrittrice destinata a fama internazionale e a morte tragica. Richiamano amici ed amanti artisti ed intellettuali. Nel 1910  organizzano un “ballo postimpressionista” nel quale si presentano come seminude “ragazze Gauguin”. Lo scandalo introduce nella mondanità il termine “postimpressionismo”, coniato in un fondamentale saggio su Cézanne da Roger Fry, divenuto autorevole storico dell’arte dopo le delusioni come pittore. Già nel 1903 aveva fondato il “Burlington Magazine”, storica rivista d’arte. Nel 1913 Fry costituisce la compagnia “Omega Workshop” col pittore Duncan Grant suo amante e con Vanessa Bell, a sua volta amante di Duncan dopo aver avuto una relazione con Fry. Il triangolo erotico si traduce in esperienza di laboratorio polivalente che raccoglie in versione modernista l’eredità di Arts and Crafts. Rilancia l’utopia dell’artigianato versus l’industria producendo mobili, arredi, tessuti, ceramiche, libri, dipinti murali: geometrismi, primitivismi e giapponismi s’incrociano con influenze fauves e cubiste.
Però la mente dei bloomsberries è John Maynard Keynes: proprio lui, il grande economista oggi invocato come teorico dello sviluppo contrapposto al rigorismo conservatore. In quegli anni Keynes sostiene che il comportamento umano deve guidare le “fragilità psicologiche” del capitalismo; e che il bene della società non sta nel massimizzare il profitto ma i valori che conducono alla felicità, l’amicizia e l’arte. Principi che traduce in “doppia vita” fra vizi privati e pubbliche virtù. Era stato anche lui amante di Duncan Grant (che gli dedica un ritratto). E fra un saggio e l’altro sposa nel 1925 una ballerina russa di Diaghilev, con sconcerto grande degli amici intellettuali.
Fra loro la sorella di Vanessa, la grande Virginia. Che fonda col marito Leonard una casa editrice, la Hogarth Press. S’impegna a sostenere lo “strano giovane” poeta Thomas Stearns Eliot, è tentata di far tradurre l’”Ulisse” di Joyce ma vi rinuncia (“mai in vita mia ho letto fesserie del genere”). E’ entusiasta invece di Ezra Pound, il geniale e folle poeta americano che così entra nell’affresco del tempo e della mostra (vedi a parte). Frequenta Lytton Strachey, “iconoclasta, arguto, biografo, pacifista e attivista omosessuale” il quale nel 1918 traccia impietosi profili degli “Eminent Victorians”, libro salutato come “manuale rivoluzionario” dalla comunità liberal. Che fra relazioni multiple e cene accoglie illustri ospiti europei, Picasso, Derain, Diaghilev, Stravinskj.
 A loro come a Gertrude Stein si aprono altri salotti non lontani: quelli di Edith Sitwell e dei suoi fratelli, i baronetti Osbert e Sachervell. “Scoprono” un valente musicista, William Walton. Con lui mettono  in scena un (poco fortunato) spettacolo di poesie in musica, “Facade”, 1922. Invitano Gino Severini (preferendolo a Picasso) ad affrescare il loro castello in Toscana, a Montefugoni. Sarà Edith ad esaltare l’eccentricità come “condizione tipica degli artisti e degli aristocratici”. Perché solo “il genio e l’aristocratico sono completamente non intimoriti e non influenzati dalle opinioni e dai mutamenti improvvisi delle masse” . Di questa signora “regale e stravagante”, come di tutti i Sitwell restano le immagini di decadente bellezza scattate in tempi diversi da Cecil Beaton, il teatrale fotografo dei divi di Hollywood. Ulteriori suggestioni di una  mostra che – ha ragione Lea Vergine – “non si fa solo per guardare e vedere ma anche per sapere”.
PIETRO MARINO
·         La mostra “Un altro tempo – Tra Decadentismo e MOdern Style” è aperta nel MART di Rovereto sino al 13 gennaio 2013. Orari: martedì-domenica 10-18 (venerdì 10-21). Ingresso 11 euro, ridotto 7. Info: tel. 800.397760, www. mart. trento
Sulla scena londinese evocata nel Mart di Rovereto dalla mostra “Un altro tempo” irrompe intorno al 1911 il genio ribelle di Ezra Pound (1885-1972). Il grande poeta americano già si aggirava tra Parigi e l’Italia. Ma è da Londra che lancia  nel 1912 “l’Imagismo” con l’amata poetessa connazionale Hilda Doolittle, e nel 1914 il movimento del Vorticismo insieme con il pittore inglese Wyndham Lewis, sulla rivista da quest’ultimo fondata e diretta, “Blast”. Il Vorticismo muoveva dalla suggestione del futurismo di Marinetti, ma esaltando piuttosto un vitalismo energetico e cosmico. Nella pratica della pittura di Wyndham Lewis e dei numerosi aderenti inglesi al movimento (Nevinson, Saunders, Woodsworth, Roberts, Coburn, la nuova compagna di Pound Dorothy Skakespear) si traduce in composizioni fra dinamismi geometrici e cubismo. Spiccano nel gruppo come in mostra le sculture “ieratiche” di Henri Gaudier-Breszka, “genio interrotto” dalla morte in guerra a soli 21 anni, nel 1915.
La storia successiva di Ezra Pound (la sua infatuazione “futurista” per Mussolini durante la seconda guerra mondiale gli costerà 14 anni in un ospedale psichiatrico degli USA come “criminale di guerra”) con i suoi ritorni e soggiorni in Italia (morì a Venezia) è evocata in mostra per toccanti tracce: le due sedie a sdraio rossa e blu che lui stesso realizzò a Rapallo nel 1958-59, le foto da santone malato che gli scattarono Ugo Mulas e Cartier-Bresson, l’adorante videointervista che gli dedicò per la RAI nel 1968 Pier Paolo Pasolini…Una ammirazione della cultura democratica  per l’autore dei “Cantos” a cui corrisponde il culto ancora vivo dei gruppi neofascisti. (p.mar.)

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