sabato 2 marzo 2013

Sguardi sul mondo dell'arte Novanta (un collezionista americano nel Museo Pascali)


Nel buio di una stanza del Museo Pascali a Polignano troneggia un vecchio cassettone sormontato da un grande specchio. “Dentro lo specchio” scorrono in videoanimazione disegni di oggetti comuni e piante, profili di gru, personaggi che appaiono e scompaiono. Quasi un sogno come suggerisce il titolo, Sleeping on Glass, “Dormire sul vetro”, di questa storica installazione di William Kentridge, l’artista sudafricano bianco tra i più famosi al mondo. Non ha perso fascino da quando la vidi nella sua prima apparizione, in Villa Medici a Roma, 1999. L’opera (accompagnata da una serie visionaria di disegni a carboncino e pastello) si colloca nel cuore di un percorso che mescola con fantasia trascinante motivi sociali dell’apartheid, avventure esistenziali sul filo di surrealtà, affondi nella cultura letteraria e teatrale dell’Europa. Kentridge reinventa e manipola vecchie tecniche come il disegno a carboncino, l’animazione povera da cinema delle origini, sagome da teatri delle ombre. Arte “politica”, la definisce, cioè “arte di ambiguità e contraddizione, gesti incompleti ed esiti incerti”.
Condizione linguistica e sociale che connota largamente l’arte degli anni Novanta. A quel periodo risalgono quasi tutte le trenta opere dei 16 autori rappresentati dalla mostra che si apre stasera. “Sguardi sul mondo” estratti dalla collezione privata di Douglas Andrews, un facoltoso americano che dalla nativa Virginia è venuto a vivere sin dal 1988 in Italia, nei pressi di Roma. I suoi amici Mary Angela Scroth, anche lei americana a Roma (dirige l’attiva “Sala 1”) e l’artista Guido Orsini hanno selezionato i pezzi cercando “un’identità che si leghi ai vari aspetti del lavoro di Pascali”.
 Impegno apprezzabile di omaggio al grande artista barese nel cui nome è nato il Museo. Ma più che avventurarsi alla ricerca di riscontri puntuali e spesso improbabili, conta la tonalità complessiva di un immaginario con evidenza fisica e con spiccati sensi ironici e ludici. Risalta da un variegato  panorama di oggetti iconici e installazioni:“finte sculture” si potrebbe dire, con termine caro a Pascali. Proprio “finte sculture” sono i giganteschi metafisici fiori cilestrini plasmati e fotografati nel 2002 dal brindisino di Parigi Giuseppe Gabellone. Il grande “osso rotto” in marmo di Carrara dell’italo-americana Jessica Carroll che apre come un reperto preistorico il percorso espositivo. La calza di lana bucata che Paolo Canevari erige come una statuetta da isola di Pasqua.
Percorsi diversi dell’arte Novanta sono segnalati con nomi eccellenti. Il neo-pop schiera il suo artistar più osannato e vituperato, l’americano Jeff Koons con un trofeo floreale fatto di  palloncini gialli. A seguire, la bad girl inglese Sarah Lucas con il calco di un water ambrato come un trono e il cagnolino Coco impellicciato con filari di sigarette. Inquietudini americane lampeggiano nella porta (1988) piegata in pezzi da un incubo adolescenziale di Robert Gober  e nell’elenco telefonico di New York  che Tom Sachs fece squarciare nel 1997 dall’amico Andrews  con un colpo di pistola. Prototipi di arte pubblica, “di servizio” o relazionale sono gli Escape Vehicles dell’americano Andrea Zittel che vidi girare per le strade di Munster in Germania nel 1997. Uno di essi è atterrato come una inerte navicella spaziale nel salone del museo.
Alcune presenze annunciano gli anni Duemila. Maestro di arte-scienza che produce sogni di tecno - natura è il celebrato islandese Olafur Eliasson. E’ rappresentato da un lavoro recente, una magica conchiglia trasparente che fluttua con mutanti iridescenze da led (Homage to P. Schatz,2012). Ma aveva iniziato da landartista, come dimostrano le 24 foto di suoi camminamenti 1999  nella campagna islandese, una vera chicca. E quanto ancora l’arte contemporanea debba ai concettuali inganni di Duchamp è confermato dalle due ante bianche di porta “impotente” chiuse ad angolo nel 2001 dalla ora lanciatissima coppia scandinava Elmgreen &Dragset .
Altre interessanti opere di artisti a noi meno noti, ma scelti con coerente gusto dal collezionista, sono di Robert Beck, Arturo Herrera, Marepe. Ma ad un quadro in particolare Andrews è molto affezionato, una tela 1989 di Donald Baechler, affermato ex graffitista americano. Vi è sagomata in nero una valigia. Come la valigia piena di mazzette di vecchie lire che lui portò a Lucio Amelio, autorevole guru dell’avanguardia napoletana, per acquistare proprio quel quadro. Era il 1990, cominciava così, all’italiana, la sua avventura di amatore dell’arte del proprio tempo.
PIETRO MARINO
* Si inaugura oggi (ore 19) nel Museo Pino Pascali a Polignano a Mare la mostra “Uno sguardo sul mondo – Opere da una collezione privata”. Intervengono il sindaco di Polignano Domenico Vitto, la direttrice del Museo Rosalba Branà, il collezionista Douglas Andrews, Marilena Abatepaolo assessore comunale alla Cultura e la prof. Christine Farese Sperken. 
La mostra resterà aperta sino al 1 maggio. 
Orari: dal martedì alla domenica 11-13, 17-21. 
Ingresso 1 euro. Info: tel. 080 4249534

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